Vendere una casa ricevuta in eredità è un’operazione che molti affrontano pensando sia semplice: basta accordarsi tra eredi, incaricare un’agenzia e trovare un acquirente.
La realtà è ben diversa. Un immobile ereditato può nascondere complessità giuridiche e operative che, se ignorate, bloccano la trattativa e mettono a rischio anche la provvigione dell’agente immobiliare.
La proprietà ereditaria: quando il bene non è ancora “vendibile”
Alla morte del proprietario, la proprietà dell’immobile non passa automaticamente agli eredi.
Secondo l’art. 459 del Codice Civile, l’eredità si acquista solo con l’accettazione. Fino a quel momento, l’erede ha un diritto potenziale ma non ancora effettivo.
Questo significa che, se uno solo dei coeredi non ha ancora accettato formalmente, la proprietà rimane giuridicamente sospesa, e la vendita non può procedere.
Un passaggio spesso trascurato è la trascrizione dell’accettazione dell’eredità nei Registri Immobiliari (art. 2648 c.c.), che garantisce la continuità della titolarità.
Senza questa formalità, l’immobile risulta ancora intestato al defunto, e il notaio non può procedere al rogito.
Comunione ereditaria: l’accordo unanime è indispensabile
Quando più persone ereditano un bene, nasce una comunione ereditaria.
In questa situazione, la legge (art. 1108 c.c.) è chiara: per vendere serve il consenso di tutti i coeredi.
Nessuno può agire da solo. Se anche uno dei comproprietari non è d’accordo o semplicemente non ha firmato il mandato, la trattativa si blocca.
Solo in casi eccezionali – come il pagamento dei debiti ereditari (art. 719 c.c.) – la vendita può procedere con la maggioranza.
Le tre verifiche fondamentali prima di mettere in vendita
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Deve essere presentata all’Agenzia delle Entrate entro 12 mesi dal decesso. È il documento che “ufficializza” il passaggio ereditario e determina le imposte dovute.
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Trascrizione dell’accettazione
È la chiave per dare validità pubblica alla titolarità del bene. Senza di essa, la vendita è giuridicamente fragile. -
Voltura catastale
Aggiorna i dati catastali, adeguando l’intestazione a quella degli eredi. Un dettaglio tecnico ma fondamentale, perché ogni notaio la verifica prima del rogito.
Il ruolo dell’agente immobiliare: prevenire è meglio che mediare
Un agente esperto non si limita a promuovere l’immobile, ma guida gli eredi attraverso queste fasi.
Durante il primo incontro è utile raccogliere informazioni precise:
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quanti sono gli eredi e se esiste un accordo unanime;
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se la successione è stata già presentata;
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se l’accettazione è stata trascritta e la voltura catastale completata.
Dopo la raccolta dei dati, l’agente dovrebbe confrontarsi con notaio e commercialista per verificare lo stato effettivo della pratica.
Il mandato di vendita va redatto con clausole che tutelino la professionalità, specificando che eventuali ritardi o blocchi dovuti alla successione non annullano il diritto alla provvigione.
Una gestione corretta crea fiducia e velocizza la vendita
Un immobile ereditato può diventare un problema o un’opportunità.
Chi affronta la vendita con metodo, rispettando la sequenza corretta delle verifiche, trasforma una situazione complessa in una trattativa fluida.
Per l’acquirente, un bene “pulito” da ogni incertezza giuridica è sinonimo di sicurezza.
Per l’agente, è la strada per costruire fiducia e distinguersi come professionista affidabile.
Nel mercato attuale, la competenza sulle successioni immobiliari è un vantaggio competitivo.
Saper gestire con rigore tecnico e sensibilità umana la vendita di immobili ereditati significa unire professionalità e tutela.
Ogni dettaglio legale o burocratico affrontato in anticipo diventa, alla fine, una leva di fiducia per tutte le parti coinvolte.
In caso di vendita, può essere utile approfondire anche il tema della plusvalenza immobiliare
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